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Adelphi

Zia Mame – Torta di ananas

America, anni Venti. Patrick Dennis è solo un bambino di undici anni quando rimane orfano. L’unica parente che gli rimane è una zia strampalata sorella del padre, zia Mame appunto, da poco defunto.

Avrei presto scoperto che per «mattino» zia Mame intendeva l’una del pomeriggio. Le undici erano «mattino presto», mentre le nove corrispondevano a «notte fonda».

Da quel momento il protagonista del presunto romanzo autobiografico – che giuro sembra vero dalla prima all’ultima riga – ne vivrà di tutti i colori. Frequenta scuole all’avanguardia che precorrono i tempi, anticipando il clima sessantottino di quarant’anni; deve gestire un orfanotrofio improvvisato di piccole pesti rimaste senza genitori durante la Seconda Guerra; si ritrova tra le terre coltivate degli Stati Uniti del Sud a combattere pregiudizi razziali mai sopiti accanto alla Regina di questo libro: lei, Zia Mame. Affascinante, eccentrica, stravagante ed anticonformista fino al midollo e dotata di un’ironia fuori dal comune.

In fondo eccome se Zia Mame è realmente esistita: ogni personaggio di un libro vive nella nostra fantasia.

Torta di ananas – Zia Mame

Il marito di Zia Mame, grande ed autentico amore che le lascerà una fortuna, proviene dal Sud. Durante una visita alla famiglia di lui, la madre e la cognata sono tutte intenzionate a sabotare la novella sposa per nulla gradita. Per riuscire nell’intento preparano  una cena succulenta, ma indigesta. Tra le diverse portate, compare anche una torta all’ananas rovesciata

La cena fu una specie di veglia funebre. C’era una zuppa indicibilmente densa, un enorme arrosto di maiale, patate al forno, patate dolci, polenta d’avena, pane integrale e una torta di ananas scodellata a rovescio, tutte squisitezze che avremmo pagato io con incubi tremendi, Zia Mame con un’acidità di stomaco a quanto pare molto fastidiosa.

Patrick Dennis, Zia Mame, Milano, Adelphi, 2009. 

Eccola qui, direttamente dal libro di ricette della mia famiglia.

torta all'ananas senza farina

Ingredienti:

  • 500 g di ricotta
  • 150 g zucchero
  • 80 g uvetta sultanina
  • 50 g farina
  • 1 bicchierino di rum o marsala
  • 3 uova
  • scorza grattugiata di un limone e di un’arancia
  • 1 bustina di lievito
  • qualche fetta di ananas sciroppato
  • pangrattato q.b.
  • una noce di burro o margarina
  • un pizzico di cannella in polvere (facoltativo)

Preparazione:

  1. Lavate l’uvetta, mettetela a bagno nel rum. A parte in una ciotola schiacciate con i rebbi di una forchetta la ricotta. Se fosse troppo asciutta, ammorbiditela con qualche goccia di latte (anche vegetale). Separate i tuorli dagli albumi.
  2. Unite poco alla volta i tuorli alla ricotta, le scorze di agrumi, la farina. Aggiungete all’impasto una fetta di ananas tagliata a pezzettini e l’uvetta con il rum. Montate a neve gli albumi ed incorporateli nel composto, girando dal basso verso l’alto per non smontarli.
  3. Imburrate uno stampo spolverato di pangrattato. Adagiatevi l’ananas a raggiera, come in foto. Versate il tutto nella teglia. 180° per 30 minuti. Lasciate raffreddare e scaravoltate la torta prima di servire.

L’amico d’infanzia di Maigret – Torta di noci

In un caldo pomeriggio di giugno L’amico d’infanzia di Maigret piomba nel suo ufficio. È disperato e gli chiede aiuto per risolvere una delicata e alquanto spinosa vicenda. Coinvolto nell’omicidio della sua amante, la quale trascorreva le sue giornate anche in compagnia di altri quattro cavalieri, si giura innocente. Il famoso commissario non crede al suo vecchio compagno di liceo, abituato da sempre ad inventare storie ed accampare bugie. A complicare le indagini, Maigret incontrerà la vecchia portinaia del palazzo che, scaltra e cocciuta, gli darà del filo da torcere. Il personaggio più famoso di Simenon si lascerà forse intimorire ?

Combinazione il padre di questo amico d’infanzia aveva una pasticceria e la sua torta di noci era molto rinomata…

Era così abituato a fare il pagliaccio che il suo viso assumeva automaticamente espressioni buffe. Il suo volto, però, aveva un colorito grigiastro, e i suoi occhi tradivano una palese inquietudine.

“È per questo che sono venuto a trovarti. Ho pensato che avresti capito meglio di chiunque altro..”

Tirò fuori dalla tasca un pacchetto di sigarette e se ne accese una; le mani lunghe e ossute, gli tramavano leggermente. A Maigret parve di sentire un forte odore di alcol.

“In realtà sono in grave imbarazzo…”

“TI ascolto…”

“Appunto. Ma è difficile da spiegare. Ho un’amica, da quattro anni…”

“Un’altra con cui vivi?”

“Sì e no…No..Non proprio… Abita in Rue Notre-Dame-de-Lorette, vicino a Place Saint-Georges…”

Maigret era stupito nel vedere le esitazioni, gli sguardi in tralice di Florentin, lui che era sempre stato così sicuro, così loquace. Al liceo Maigret lo invidiava proprio per quella sua disinvoltura, e un po’ anche perché suo padre aveva la miglior pasticceria della città, di fronte alla cattedrale. Aveva persino dato il suo nome a una torta a base di noci, che era poi divenuta una specialità locale.

Simenon Georges, L’amico d’infanzia di Maigret, Milano, Adelphi, 2011. 

 

L’amico d’infanzia di Maigret – Torta di noci

Ingredienti:

  • 170 g farina 00
  • 110 g datteri denocciolati molto morbidi (così saranno più dolci)
  • 100 g gherigli noci
  • 80 ml olio di riso
  • 140 ml latte
  • 1 uovo
  • il succo di mezzo limone
  • scorza di limone e arancia
  • 1 bustina di lievito per dolci

Preparazione:

  1. In un bicchiere del mixer ad immersione mettete i datteri, l’olio, il latte, il succo di limone. Frullate con il minipimer.
  2. Aggiungete l’uovo.
  3. In una ciotola mischiate la farina, i gherigli di noci ridotti in polvere, il lievito, le score di limone ed arancia.
  4. Amalgamate il composto liquido con quello solido.
  5. Versate in una teglia da 20 cm. In forno a 180º per 30 minuti.

 

Trovate altre ricette (e libri) tratte da Maigret qui.

I fantasmi del cappellaio – Scaloppine di pollo

Un grande Simenon ne I fantasmi del Cappellaio.

Monotona, tediosa, quasi banale la vita di un cappellaio di provincia. Non sa che il suo male ha radici profonde, infestanti e, all’improvviso, deflagrerà.

A Simenon non interessa farci scoprire l’assassino. Anzi, ce lo presenta quasi subito. Piuttosto mostra il suo lento cambiamento, quella pazzia controllata che gli fugge di mano. 

Attraverso una ritmo serrato che ricorda l’uomo braccato – dalla polizia e da se stesso – veniamo lentamente portati ad identificarci col piccolo sarto dirimpettaio. L’unico, insieme al lettore, a conoscere la verità.

La presenza di ben due stesure, oltre alla versione definitiva, rende questa edizione un vero gioiello.

E come potete notare, ho un debole per i cappellai letterariFigura lavorativa divenuta una rarità, un tempo affascinava i grandi scrittori: Flaubert, Cronin. Visitate il link per leggere quel capolavoro de Il Castello del Cappellaio di Cronin.

I fantasmi del cappellaio

ll signor Labbé scelse con cura i tavolo, come se non fosse un cliente occasionale ma contasse di diventare un habitué. Il menu era scritto su una lavagna e i tovaglioli dei clienti più assidui venivano riposti in certe casello di legno verniciato.

A pensarci bene, era la prima volta in quindici anni che mangiava al ristorante. Il padrone lo guardò un po’ sorpreso e si avvicinò al suo tavolo.

« A che dobbiamo l’onore signor cappellaio? ». Forse aveva dimenticato il suo nome, ma sapeva che era il cappellaio di Rue Minage.

« È che oggi sono senza domestica ».

« Henriette! » chiamò il padrone girandosi verso la cameriera. E aggiunse: « Abbiamo scaloppine all’acetosella e, con un piccolo supplemento, lumache di Borgogna ».

« Prenderò le lumache ».

Che sensazione piacevole! Si sentiva come sospeso, con dentro qualcosa di aereo, di fluttuante. La gente, le voci, gli oggetti, niente gli sembrava del tutto reale.

« Mezzo litro di Beaujolais? ». « Perfetto ».

Simenon, Georges, I fantasmi del cappellaio, Milano, Adelphi, 2012

 

Scaloppine di pollo – I fantasmi del cappellaio

Il cappellaio Labbé dopo aver compiuto il suo delitto, si reca in trattoria a cenare. Il menu prevede lumache e scaloppine all’acetosella, un’erba aromatica molto usata in Francia. Cresce spontaneamente nei boschi e presenta un sapore acidulo. Siccome mi è stato difficile reperirla, ho optato per delle scaloppine all’ananas e limone, la cui acidità può sostituire l’erba aromatica. Al ristorante mangerà lumache, ma porterà a casa le scaloppine per la “moglie”.

Ingredienti per 4 persone:

  • 600 g petto pollo a fette
  • 400 g ananas a fette
  • un bicchiere di porto o marsala (100 ml)
  • il succo di un limone
  • 2 cucchiai di farina
  • 1 spicchio di aglio
  • 2 rametti di prezzemolo
  • 4 cucchiai di olio extra vergine di oliva
  • 1 cucchiaino di curry
  • sale, pepe

Preparazione:

  1. Lavate le fettine di pollo, asciugatele con della carta assorbente. Infarinatele.
  2. Scaldate l’olio in una padella. Rosolatevi lo spicchio d’aglio per un paio di minuti.
  3. Eliminate l’aglio e adagiatevi le fettine. Fatele dorare bene, rigirandole. Bagnate con il succo di limone, pepate e cuocete a fiamma viva per 5 minuti. 
  4. Aggiungete le fette di ananas tagliato a pezzettini. Diluite il curry nel bicchiere di porto, versatelo nel tegame, abbassate il fuoco. Coprite con un coperchio e lasciate cuocere per 10 minuti.
  5. Servite con una spolverata di prezzemolo tritato.

 

Il giorno della civetta – Panelle

Come recita la quarta di copertina dell’Adelphi, Il giorno della civetta è “il primo e più grande fra i romanzi che raccontano la mafia”.

Attorno all’omicidio dell’imprenditore Colasberna, orbitano altre sparizioni, altre morti. Motivi passionali sono, sentenzia il barbiere del paese. Ma il commissario Bellodi sa bene che, dietro, si cela ben altro.

Un fitto intreccio coinvolge colpevolmente tutti gli strati della società, dall’omertosa gente comune fino agli scranni più alti dei palazzi capitolini. Questo carabiniere emiliano rovescerà un vaso di Pandora che molti vorrebbero richiudere subito.

All’alba, nella piazza principale del paese, il panellaro vende a squarciagola le sue panelle belle calde. Proprio in quel momento, a pochi passi da lui, Colasberna viene freddato mentre sta salendo sul primo autobus per Palermo.

panelle

«Dunque» disse con paterna dolcezza il maresciallo  «tu stamattina, come al solito, sei venuto a vendere panelle qui: il primo autobus per Palermo, come al solito…».

«Ho la licenza» disse il panellaro.

«Lo so» disse il maresciallo alzando al cielo gli occhi che invocavano pazienza «lo so e non me ne importa niente della licenza; voglio sapere una cosa sola, me la dici e ti lascio subito andare a vendere le panelle ai ragazzi: chi ha sparato?»

«Perché » domandò il panellaro, meravigliato e curioso «hanno sparato?».

Sciascia, Leonardo, Il giorno della civetta, Milano, Einaudi editore, 1961.

Il giorno della civetta – Panelle

 

Le panelle sono il tipico cibo di strada siciliano, palermitano per la precisione, ma facilmente reperibile in tutta la Sicilia. Queste frittelle di farina di ceci possono essere rifatte anche a casa.

Ingredienti:

  • 500 g farina ceci
  • 1,5 l acqua fredda
  • sale, pepe
  • olio per friggere
  • panino

Preparazione:

  1. In una pentola riempita di acqua fredda, versate a filo la farina di ceci, avendo cura di mescolare per eliminare i grumi che eventualmente si saranno formati. Salate e pepate.
  2. Solo a questo punto mettete sul fuoco e cuocere a fiamma medio alta per 40 minuti, girando il composto continuamente. Quando inizia a “sbuffare”, a fare delle bolle, portate a termine la cottura per altri 10 minuti. Questo assicura la perfetta riuscita del piatto. Infatti se l’impasto non fosse completamente cotto, le panelle non solidificherebbero.
  3. Si può trasferire il composto in uno stampo per plum cake, farlo raffreddare, sformarlo e tagliarlo a fettine. In questo caso le panelle avranno una forma quadrata. Se le preferite rotonde potete versare il composto ancora caldo su una spianatoia (la balàta palermitana), un tagliere o una teglia, livellare con una spatolina e con un coppa pasta ricavare le panelle.
  4. Friggete in abbondante olio caldo e tamponare l’unto in eccesso con della carta assorbente. Imbottire un panino (la morbida mafalda siciliana) e a piacere condire con qualche goccia di limone.

Qual è il vostro cibo da strada preferito?

Frollini e caffellatte di Maigret

frollini

 

Gambadilegno, un vecchio dalla vita travagliata, muore nella sua casa di Jeanneville. Nessuno sembra aver visto niente. Eppure Maigret sospetta che la governante dell’uomo, Félicie, sia a conoscenza di elementi determinanti per la risoluzione dell’indagine. Questa ragazza dalla fervida immaginazione, attraverso una sfacciata impertinenza, riesce a tener testa al commissario più famoso di Francia. Lui, fondamentalmente, la detesta. Ma alla fine si lascia intenerire dalla disperata solitudine della fanciulla e le prepara, macinando lui stesso i chicchi di caffè, una consolante colazione in camera.

«E ha macinato il caffè! Ha avuto il… la… l’idea di prepararmi il caffellatte, di portarmi su la colazione… ». Gli occhi le si riempirono di lacrime. Lacrime di tenerezza, di ammirazione… «Lei ha fatto questo, lei!… Ma perché?… Mi dica, perché?». «Ma è chiaro, no? Perché la detesto!»

Simenon, Georges, Félicie, Paris, Gallimard, 1944

Traduzione di Ida Sassi, Félicie, Milano, Adelphi edizioni, 2001

 

Caffellatte e frollini

 

Oltre al porridge dolce d’avena, ecco un’altra colazione, stavolta realizzata da Maigret. Ho immaginato che il caffellatte fosse accompagnato da fragranti frollini da inzuppare. Se potete, usate delle uova biologiche e dello zucchero integrale di canna, chiamato anche mascobado. Rispetto a quello bianco, lo zucchero grezzo ha un sapore intenso simile alla melassa e non viene raffinato. Risulta dunque più ricco di sostanze nutritive. Ha soltanto un inconveniente estetico, conferisce cioè un colore bruno-ambrato alle vostre preparazioni. Basta farci l’abitudine e non potrete più farne a meno! In questo senso, per evitare prodotti raffinati, impiego abitualmente la farina tipo 2, sia per piatti dolci che salati. Essa è più delicata di una totalmente integrale. Per quanto riguarda la cottura dei frollini, vi consiglio di infornarli non oltre i 20 minuti, altrimenti si seccano eccessivamente.

Ingredienti:

  • 200g farina
  • 80g burro
  • 80g zucchero
  • 1 uovo
  • 1 cucchiaino lievito
  • scorza di limone non trattato
  • gocce cioccolato fondente
  1. Con le mani lavorate il burro a temperatura ambiente e lo zucchero. Dopodiché unite l’uovo. Incorporate la farina e il cucchiaino di lievito. Impastate la frolla per poco tempo e velocemente. Dividete l’impasto in due parti: alla prima aggiungerete la scorza di limone, alla seconda le gocce di cioccolato.
  2. Fate riposare un’ora in frigorifero, avvolta con la pellicola trasparente. Datee ai frollini la forma desiderata.
  3. Trasferiteli sulla teglia precedentemente rivestita con carta da forno. Infornate i frollini a 180° per 15/20 minuti.