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Il cavaliere inesistente – Zuppa di cavoli

Lettura sempre attualissima Il cavaliere inesistente, uno dei capitoli della famosa trilogia I nostri antenati.

Si è in quanto si appare. E Agilulfo lo era in modo ineccepibile. Ma nel momento in cui viene meno questa flebile sicumera, crolla la propria esistenza.

La vita del prode cavaliere medioevale fatta di onori, battaglie vinte, era una smagliante impalcatura vuota che non conteneva alcunché. Del guerriero impavido non esisteva che l’armatura. Come contrappeso alla mancanza di sostanza, Calvino inserisce nella storia il fedele scudiero Gurdulù, che “c’era ma non sapeva di esserci”.

L’ironia, la farsa rendono avulsa da ogni logica qualsiasi guerra. Le ragionevoli cause alla base di ogni conflitto, scoloriscono di fronte alla ferocia della morte.

Cosa siamo noi in fondo?

“Zuppa” direbbe Gurdulù.

cavoli

– Tieni, questa è tutta zuppa per te!
– Tutta zuppa! – esclamò Gurdulú, si chinò dentro la marmitta come sporgendosi da un davanzale, e col cucchiaio menava colpi di striscio per staccare il contenuto piú prezioso d’ogni marmitta, cioè la crosta che rimane appiccicata alle pareti.
– Tutta zuppa! – rimbombava la sua voce dentro il recipiente, che nel suo avventato divincolarsi gli si rovesciò addosso.

[…]
Era sbrodolato di zuppa di cavoli dalla testa ai piedi, chiazzato, unto, e per di piú imbrattato di nerofumo. Con la broda che gli colava sugli occhi, pareva cieco, e avanzava gridando: – Tutto è zuppa! – a braccia avanti come nuotasse, e non vedeva altro che la zuppa che gli ricopriva gli occhi e il viso,- Tutto è zuppa! – e in una mano brandiva il cucchiaio come volesse tirare a sé cucchiaiate di tutto quel che c’era intorno: – Tutto è zuppa!
A Rambaldo quella vista dette un turbamento da fargli girare il capo: ma non era tanto un ribrezzo quanto un dubbio: che quell’uomo che girava lì davanti accecato avesse ragione e il mondo non fosse altro che un’immensa minestra senza forma in cui tutto si sfaceva e tingeva di sé ogni altra cosa.

Il cavaliere inesistente – Zuppa di cavoli

Una zuppa semplice e volutamente rustica, perché mangiata dalle truppe di Carlomagno ne Il cavaliere inesistente, ma davvero deliziosa. La dolcezza delle carote e della zucca bilanciano perfettamente l’amaro del cavolo.

Provatela, vi stupirà!

Ingredienti per 4 persone:

  • 200g cavolo cappuccio
  • 100g zucca (quella delica è ancora più dolce)
  • 3 carote
  • 1 cipolla (o scalogno)
  • 1 gambo di sedano
  • 4 cucchiai di polpa di pomodoro
  • brodo vegetale
  • olio
  • sale, pepe

Preparazione:

  1. In un tegame rosolate in olio le carote tagliate grossolanamente, insieme alla cipolla e al sedano tritati. Fate insaporire per qualche istante.
  2. Aggiungete la polpa di pomodoro, il cavolo cappuccio mondato e lavato in precedenza.
  3. Versate il brodo, portate ad ebollizione la zuppa di cavoli, abbassate la fiamma e mettete il coperchio. A metà cottura incorporate la zucca a tocchetti.
  4. Aggiustate di sale e pepe. Servite con crostini o con la pasta ed un filo d’olio a crudo.

Lenticchie in umido | Il Castello del Cappellaio

Il castello del cappellaio (qui in foto con la zuppa di lenticchie) ha tutte le carte in regola perché possa definirsi un appassionante romanzo d’altri tempi. Un ambiente famigliare arido e asfissiante, personaggi che combattono per emanciparsi o finiscono per soccombere. Ma è proprio la lotta, l’oscillazione tra la sicurezza della prigione e la paura della libertà, a farci restare incollati ad ogni pagina.

In una grigia cittadina della Bassa Scozia vive un burbero cappellaio, Brodie. È un uomo arido, egoista, incapace di provare sentimenti. Ama solo se stesso e la finta rispettabilità sociale acquisita. Ad espressione del suo carattere eccentrico – immaginatevelo camminare con il petto gonfio di orgoglio, convinto di essere ammirato da sguardi invidiosi – si erge una casa spigolosa e triste, da lui ideata.

Al di fuori di quelle mura viene deriso per la sua goffa sicumera; all’interno vi rinchiude, sottomettendola, la sua famiglia: una moglie devota; una madre famelica; un figlio che mastica ribellioni fallite; una ragazza sognatrice ed una bambina studiosa, con tanta voglia di vivere spensieratamente la sua tenera età. Ognuno di essi riesce a ritagliarsi una parentesi da quella realtà asfissiante, abbandonandosi alla lettura o semplicemente desiderando una vita diversa. Solo la piccolina non trova posto per sé, data l’ingombrante presenza del genitore che sfrutta le qualità intellettive della bambina per la propria ascesa sociale.

Soltanto chi avrà il coraggio di continuare a sognare riuscirà a salvarsi, lasciando a quell’uomo il destino che merita.

lenticchie

Lenticchie in umido – Il Castelo del cappellaio

In questo estratto tratto da Il Castello del Cappellaio, la signora Brodie, qui chiamata semplicemente Mamma, offre amorevolmente al figlio un piatto di zuppa di lenticchie. Il ragazzo la rifiuta nel tentativo maldestro di imitare il padre.

«Riposati, riposati, allora, ragazzo mio» esclamò la Mamma. «Sei a casa tua, adesso, e questo è l’importante.» Poi tacque, poiché aveva tante cose da dire che non sapeva da quale cominciare; e si rese conto che, prima di potersi permettere di soddisfare la sua curiosità, doveva preparare per lui qualche cosa che lo rimettesse in forze, un buon cibo onesto, preparato dalle sue mani amorose. 

«Ho tanta voglia di sentirti raccontare tutto, Matt.» gli disse «Ma prima ti preparerò qualcosa da mangiare.» Ma Matt fece un gesto come per rifiutare il cibo. «Sì, caro, un po’ di prosciutto, o una tazza di zuppa di lenticchie. Ti farà bene. Ti ricordi di quella buona zuppa nutriente che facevo per te? Ti è sempre piaciuta tanto.» « Non ho voglia di mangiare; adesso, sono abituato a pranzare tardi, la sera; e poi ho preso qualche cosa a Glasgow.» La Mamma fu un po’ delusa, ma insisté: «Avrai sete, dopo tutto questo viaggio, figlio mio. Prendi una tazza di tè. Nessuno sa farlo come lo faccio io.» 

Cronin, Archibald Joseph, Hatter’s Castle, London, Victor Gollancz, 1931

Traduzione italiana di Aldo Camerino e Carlo Izzo, Il Castello del Cappellaio, Milano, Bompiani, 1951

E dopo il porridge, lo ritroviamo con una zuppa di lenticchie.

Ingredienti:

  • 250 g lenticchie
  • mezzo porro o una cipolla
  • 2 carote
  • bietoline
  • 1 foglia di alloro
  • un gambo di sedano
  • 1 foglia di salvia
  • pomodoro secco
  • sale
  • olio
  • acqua q.b.

Preparazione:

  1. Tritate sedano, carota e cipolla (o se preferite del porro) e rosolate in un capiente tegame.
  2. Aggiungete le lenticchie, il pomodoro secco, le bietoline, le foglie di alloro e salvia. Coprite il tutto con acqua ed aggiustate di sale.
  3. Portate a bollore e mettere il coperchio. Cuocete per il tempo indicato nella confezione.

 

Esco a fare due passi – Minestrone alla Fabio Volo

A 28 anni Nico, personaggio centrale di Esco a fare due passi, si indirizza una lettera da rileggere il giorno del suo 33° compleanno. In realtà si tratta di un’attenta riflessione sulla sua condizione di quasi trentenne. Attorniato da donne, è alla continua ricerca di rassicuranti relazioni yogurt: sono rapporti con la scadenza che non creano obblighi e permettono di ritornare alla vita di sempre, da lui stesso definita immatura. A riprova del fatto che mal tollera gli impegni, rifiuta persino una collaborazione lavorativa prolungata da deejay radiofonico, mestiere che adora.

Molti dei suoi coetanei sono già sposati con figli, hanno un lavoro fisso. Questa stabilità a lui non manca, anzi rifugge da ogni sorta di regolarità. L’autore non vuole criticare l’atteggiamento infantile del protagonista. Piuttosto fotografa un momento di insicurezza dilagante che accomuna tanti giovani come Nico. Questo dialogo introspettivo in forma scritta non porta a risposte definitive, ma lascia aperti possibili margini di cambiamento. Chissà se Nico, a 33 anni, vedrà il mondo, e se stesso, con occhi diversi.

E chi lo avrebbe mai detto, il nostro protagonista adora cucinare, con pazienza e devozione, il minestrone.

Sistemo le cose nel frigorifero, il minestrone lo farò domani. Mi piace fare il minestrone, mi piace pulire le verdure, tagliarle, mescolarle. Credo che ci sia addirittura qualcosa di religioso nel fare il minestrone, anzi ne sono convinto. Io credo nel minestrone.

Volo, Fabio, Esco a fare due passi, Milano, Oscar Mondadori, 2002.

Dal minestrone di mia nonna a quello di Nico. Bel salto generazionale, no?

Esco a fare due passi – Minestrone alla Fabio Volo

 

Nel preparare questa calda zuppa invernale, non peso mai gli ingredienti, ma come si dice in gergo “vado a occhio” ! Per completezza di informazione ho elencato delle dosi precise; potete sbizzarrirvi con le verdure che preferite nelle quantità da voi desiderate. Per quanto riguarda i fagioli borlotti, i piselli e i fagiolini, ho usato un prodotto surgelato. Mi piace cuocere la pasta nel minestrone; l’amido da lei rilasciato conferirà un sapore più dolce.

Ingredienti:

  • 2 patate
  • 4 pomodori maturi
  • 1 zucchina
  • 1/2 porro
  • 2 carote
  • 100g fagiolini
  • 50g di bietoline
  • 1 gambo di sedano
  • 1 ciuffo di prezzemolo
  • qualche foglia di basilico
  • una manciata di fagioli borlotti
  • una manciata di piselli
  • olio
  • dado vegetale
  • pesto alla genovese già pronto
  • pasta corta

Preparazione:

  1. Pulite, lavate e tagliate a tocchetti le verdure e mettetele in una pentola. Aggiungete borlotti, piselli, fagiolini surgelati e coprire il tutto con acqua.
  2. Unite qualche cucchiaio d’olio e il dado vegetale. Lasciate cuocere un paio d’ore a fuoco basso. Il minestrone deve rimanere brodoso.
  3. Terminata la cottura, versare la pasta corta nel minestrone, avendo cura di rigirarla spesso. A fuoco spento amalgamate con qualche cucchiaiata di pesto alla genovese.

Nico adora preparare il minestrone. E voi, quale piatto amate cucinare?

Pel di carota – Vellutata di piselli

Una duplice natura matrigna, quella tinteggiata dall’ultimo dei naturalisti francesi. In Pel di carota Jules Renard ci mostra un ambiente naturale ostile, per niente bucolico e comprensivo. Il piccolo Pel di Carota è costretto a chiudere il pollaio di notte, al freddo sotto una pioggia battente o a rosicchiare di soppiatto le bucce di melone destinate ai conigli. Matrigna è una madre capace di sprigionare odio, cattiveria e ripugnanza verso il suo stesso figlio.

Capelli rossi e lentiggini, non conosciamo il vero nome del protagonista. Neanche lui lo ricorda più, tanto era subissato quotidianamente dai dispregiativi usati dal genitore. Solo il padre sembra, forse, trattarlo con maggiore rispetto. L’autore abbozza questo terribile quadro famigliare – autobiografico – attraverso un sarcasmo tagliente e una pluralità di stili, dal teatro alla prosa. A emergere nitidamente sono il senso di colpa, di ingiustizia e di inettitudine provati da un bambino innocente.

Più in generale, Renard si scaglia contro la natura umana, per sua essenza misera, avara e arida di amore. Nonostante questa infanzia di soprusi gli abbia impresso un dolore indelebile, lo scrittore lascia intendere che Pel di Carota compirà una sua ribellione. Si distaccherà da quel vortice distruttivo e porterà a termine il proprio riscatto personale.

O almeno ci piace pensarla così.

Pel di carota – Vellutata di piselli secchi

 

Un giorno la madre porta a Pel di Carota il pranzo a letto e lo imbocca per farlo mangiare. Tutti gli aggettivi amorevoli, usati dall’autore per descrivere la scena, hanno la valenza di uno schiaffo. Con nostra sorpresa, la donna gli infila l’ultimo cucchiaio di zuppa bollente fin dentro alla gola. Il gesto è sottolineato dalla presenza degli altri fratelli, che ridono di lui, e dagli improperi della madre.

Al contrario, ho voluto immaginare una vellutata calda, saporita e sostanziosa, cucinata e offerta con tutto l’amore totalizzante che solo una madre sa donare al proprio figlio.

vellutata

“Oui, on lui apporte sa soupe au lit, une soupe soignée, où Mme Lepic, avec une petite palette de bois, en a délayé un peu, oh! très peu.”

Renard, Jules, Pel di carota, Paris, Flammarion, 1894.

 

Per questa vellutata, ideale per la stagione fredda, ho polverizzato dei piselli secchi in un macina-caffè. Per comodità, potreste comprare questa farina direttamente al supermercato. È facile da reperire e costa molto poco.

Ingredienti per 2 persone:

  • 150 g piselli secchi polverizzati
  • 100 g spinaci freschi
  • 2 patate di media grandezza
  • dado vegetale
  • crostini di pane
  • olio extra vergine di oliva

Preparazione:

  1. In una pentola bollite per 20 minuti le patate e gli spinaci con un pizzico di dado vegetale. Fate raffreddare. Versate i piselli secchi polverizzati nell’acqua di cottura delle verdure, girando con un cucchiaio per incorporarli senza grumi.
  2. Quindi mettete sul fuoco e fate cuocere una decina di minuti, continuando a rimestare. Per una vellutata più densa, lasciatela sul fuoco a fiamma bassa per ancora qualche minuto.
  3. A cottura ultimata, azionate un frullatore ad immersione per qualche istante. Servite con crostini di pane e dell’olio a crudo.

Zuppa di fagioli | Sei casi per Petra Delicado

zuppa di fagioli

Petra Delicado è un’ispettrice dal carattere forte e ostinato. Scontrandosi con colossali remore culturali, è determinata a stabilire un rapporto paritario tra uomini e donne. Conduce le indagini assistita dalla solidale e colorita collaborazione del vice ispettore Fermin Garzon. In un caso però viene coadiuvata dai tre bambini di suo marito, più intraprendenti di lei nel voler trasformare una tranquilla vacanza in un intricato film poliziesco.

La vediamo al lavoro in diversi frangenti. Il rito del barboso cenone natalizio, con parenti semi sconosciuti, viene interrotto da un omicidio in un ospedale ad opera di Babbi Natale travestiti. Vista la sua bravura investigativa, è chiamata a fare luce sull’uccisione della moglie di un noto commissario catalano, divenuto primo indiziato. Deve scovare l’assassino in mezzo ad una sfilata di carnevale e superare l’omertà che aleggia attorno alla morte di una principessa decaduta. Infine si addentra nelle contraddizioni del mondo scolastico per trovare il responsabile del decesso di una studentessa.

Forse è quest’ultima la storia più delicata del libro. Qui si infervora per il ruolo sociale che la scuola dovrebbe rivestire e che, per diverse ragioni, non ricopre. Si arrabbia per la società capitalista fredda e spietata, incentrata ad accumulare ricchezza attraverso il lavoro. Un’esistenza vissuta con l’obbligo parossistico di lavorare. Questo senso quasi calvinista del dovere diventa il motore che muove ogni azione, tralasciando figli, salute, affetti.

Osservando da vicino la società nobiliare, Garzon e la Delicado si trovano a confrontare la ricchezza smisurata posseduta da alcuni e la loro vita da persone comuni. Ma una calda zuppa di fagioli non ha prezzo.

«Lei crede che la principessa fosse più felice di noi nella sua vita da quartieri alti?». «Neanche per idea! Mi guardi, e guardi quella bella zuppa di fagioli fumante che tra un attimo sarà nel mio piatto. Crede che cambierei un piacere simile con qualcos’altro al mondo? »

Traduzione Maria Nicola, Giménez-Bartlett, Alicia, Sei casi per Petra Delicado, Palermo, Sellerio editore, 2015

 

Zuppa di fagioli

 

Per realizzare questa zuppa di fagioli ho usato dei cannellini secchi, ammollati tutta la notte in acqua e una puntina di bicarbonato. Per praticità, potreste scegliere dei fagioli in scatola. È consigliabile aggiungere sempre una foglia di alloro durante la cottura dei legumi, così da renderli più digeribili. Se non gradite la cipolla, sostituitela con dello scalogno. Per creare un’invitante cremina con cui amalgamare la pasta, frullate qualche cucchiaio di zuppa di fagioli. Potete servire la zuppa con della pasta corta o fette di pane casareccio.

Ingredienti per 4 persone:

  • 250g fagioli secchi cannellini
  • 1 scatola polpa pomodoro
  • 2 carote medie
  • 1 cipolla media
  • un mazzetto di bietole
  • 1 foglia alloro
  • qualche foglia salvia
  • 200g pasta corta
  • sale
  • peperoncino a piacere
  1. In un tegame appassite la cipolla con 4 cucchiai d’olio. Aggiungete il pomodoro a pezzetti, le bietole lavate e tagliate e le carote a rondelle. Lasciate insaporire per qualche minuto.
  2. Aggiungete i fagioli secchi ammollati, alloro e salvia. Coprite con acqua e salare. Cuocete per circa 40 minuti o comunque il tempo indicato nella confezione dei fagioli.
  3. A parte bollite la pasta e conditela con la zuppa. Servite ben calda con un filo d’olio a crudo e del peperoncino essiccato.