Book_Menu

EdizioniE/O

L’Amica Geniale – Pizza con la ricotta

Ieri sera finalmente hanno trasmesso la prima puntata de L’amica geniale

Già il trailer era effettivamente accattivante; la fotografia e la scenografia apparivano perfette. Tutto lasciava ben sperare. 

Che dire del libro più di quanto non sia già stato fatto? Lila è l’amica geniale. Ha imparato da autodidatta non soltanto a leggere e a scrivere, ma persino il latino e il greco antico. Elena è sì bravissima a scuola, ma ha bisogno di tempo e di pratica per applicarsi. La loro amicizia è raccontata con lo sguardo di Lenù che prova gelosia, invidia per un’amica inarrivabile, ma anche tantissimo affetto. Ad una Napoli ostile, riluttante, difficile, arrabbiata, violenta, Lila si arrende. O almeno così pare nel volume primo

Qualche giorno prima di andare al liceo classico, il padre di Elena le mostra la sua futura scuola e il tragitto da percorrere. È l’occasione per la ragazza di conoscere una città nuova, scoprire un lato del carattere del padre che non conosceva e, soprattutto, raccontare tutto a Lila. Per strada ha anche modo di mangiare una pizza bollente con ricotta, specialità che in questa occasione ha un sapore tutto speciale.

l'amica geniale

 

Mi mostrò piazza Carlo III, l’albergo dei poveri, l’orto botanico, via Foria, il Museo. Mi portò per via Costantinopoli, per Port’Alba, per piazza Dante, per Toledo. Fui sopraffatta dai nomi, dal rumore del traffico, dalle voci, dai colori, dall’aria di festa che c’era in giro, dallo sforzo di tenere tutto a mente per poi parlarne con Lila, dall’abilità con cui lui chiacchierava col pizzaiolo da cui mi aveva comprato una pizza bollente con ricotta, col fruttivendolo da cui mi aveva comprato una percoca molto gialla. Possibile che solo il nostro rione fosse così pieno di violenze, mentre il resto della città era radioso, benevolo?

 

Ferrante, Elena, L’Amica Geniale, Roma, edizioni e/o, 2011

Pizza con la ricotta – L’Amica Geniale

Ingredienti:

  • 500 g farina 0
  • 300 ml acqua
  • 10 g lievito birra
  • 1  pizzico di sale
  • 300 g ricotta
  • una ventina di pomodorini ciliegino
  • 30 g filetti di acciughe
  • origano
  • sale, pepe

Preparazione:

  • In una spianatoia mettete la farina a fontana. Aggiungete l’olio e il lievito di birra precedentemente sciolto in acqua tiepida. Impastate aggiungendo gradatamente l’acqua e il sale. Fate riposare 18-20 ore in frigorifero.
  • Stendete la pasta. Lavorate la ricotta con l’origano e il pepe. Spalmatela sulla pizza e aggiungete i filetti di acciuga e i pomodori tagliati a rondelle. 
  • In forno a 200° per 15/20 minuti. Servite caldo.

 

Trovate qui altre recensioni e ricette delle edizioni E/O.

Estasi culinarie – Brisée di mele e amaretti

Al terribile protagonista di Estasi culinarie basta una brisée di mele per ritornare bambino.

Con oculata raffinatezza, Muriel Burbery dipinge il cinico disincanto di un uomo per il mondo. Nel frattempo, sfilano  sotto i nostri occhi pietanze di ogni tipo. Le sue non sono descrizioni pantagrueliche, ma un vortice organolettico di sensazioni.

Come ne Il Castello del Cappellaio di A.J. Cronin, anche la figura centrale di Estasi culinarie è crudele, arrogante, inebriata dal successo, dal potere e dal suo stesso carisma.

Il Maestro, così viene definito l’uomo, manifesta un atteggiamento freddo e distaccato con tutti, eccetto il suo gatto. Soltanto il ricordo dei nonni, la loro cucina, l’amore che mettevano nel preparare ogni piatto, gli riscalda il cuore. Da loro deriva la sua passione per il cibo e, di conseguenza, la professione di critico gastronomico.

Il libro si suddivide in due filoni, tra loro intrecciati. Da un lato sentiamo la voce delle persone che hanno orbitato intorno a lui, direttamente o marginalmente. Sono i figli, le amanti, la moglie, la governante, il mendicante sotto casa e la portinaia. Ritroveremo quest’ultima figura nel suo secondo romanzo, L’eleganza del riccio. Dall’altro lato, seguiamo i pensieri del protagonista in punto di morte. Il vecchio infatti ripercorre senza rimpianti la sua vita, alla ricerca di un sapore perduto. Nel farlo, si riappropria di gusti semplici, come un succoso pomodoro maturo, addentato appena colto dall’albero della zia Marthe.

Scritto magistralmente, tradotto altrettanto magnificamente, ogni parola è l’espressione concisa di un sapore. Con la sapiente eloquenza dell’autrice, il libro vola in una attimo verso quel singolare cibo ritrovato.

Estasi culinarie – Brisée di mele

brisée

Una torta di mele, pasta brisée sottile e croccante, i frutti dorati e insolenti sotto il caramello discreto dello zucchero cristallizzato. Finisco la bottiglia. Alle cinque mi serve il caffè corretto con il calvados. Gli uomini si alzano, mi danno una pacca sulla spalla e mi dicono che vanno al lavoro, e che se voglio rimanere per la sera saranno contenti di rivedermi. Ci abbracciamo come fratelli e prometto di tornare un giorno con una buona bottiglia.

Barbery, Muriel, Une gourmandise, Paris, Gallimard, 2000.

Traduzione italiana di Cinzia Poli e Emanuelle Caillat, Estasi culinarie, Roma, Edizioni e/o, 2008

Ingredienti:

  • 100 g farina integrale
  • 50 g farina 00
  • 150 g farina di avena (oppure fiocchi)
  • 80 g zucchero (ho usato quello integrale)
  • 70 ml olio di riso
  • 100 g amaretti
  • 3 mele golden
  • 1 cucchiaino lievito

Preparazione:

  1. In una ciotola mischiare le diverse farine con il lievito. Aggiungere lo zucchero. Versare l’olio ed il latte. Lavorate bene.
  2. Stendere l’impasto con le mani, aiutandovi con le nocche, direttamente sulla teglia, sulla quale avrete disposto un foglio di carta da forno.
  3. Sbriciolate gli amaretti. potete utilizzare un batticarne o un robot da cucina. Sbucciate le mele e tagliatele a fettine sottili.
  4. Cospargete la polvere di amaretti sulla brisée. Adagiatevi sopra le mele a raggiera. In forno 180 º per 30’/35′.

Idea economica! Anziché acquistare la farina di avena, difficile da reperire e costosa, utilizzate dei fiocchi di avena. Frullateli in un macinacaffè o in un robot.

Maionese classica o vegetale | Estasi culinarie

maionese

Come ne Il Castello del Cappellaio di A.J. Cronin, anche la figura centrale di Estasi culinarie è crudele, arrogante, inebriata dal successo, dal potere e dal suo stesso carisma.

Il Maestro, così viene definito l’uomo, manifesta un atteggiamento freddo e distaccato con tutti, eccetto il suo gatto. Soltanto il ricordo dei nonni, la loro cucina, l’amore che mettevano nel preparare ogni piatto, gli riscalda il cuore. Da loro deriva la sua passione per il cibo e, di conseguenza, la professione di critico gastronomico.

Il libro si suddivide in due filoni, tra loro intrecciati. Da un lato sentiamo la voce delle persone che hanno orbitato intorno a lui, direttamente o marginalmente. Sono i figli, le amanti, la moglie, la governante, il mendicante sotto casa e la portinaia. Ritroveremo quest’ultima figura nel suo secondo romanzo, L’eleganza del riccio. Dall’altro lato, seguiamo i pensieri del protagonista in punto di morte. Il vecchio infatti ripercorre senza rimpianti la sua vita, alla ricerca di un sapore perduto. Nel farlo, si riappropria di gusti semplici, come un succoso pomodoro maturo, addentato appena colto dall’albero della zia Marthe.

Scritto magistralmente, tradotto altrettanto magnificamente, ogni parola è l’espressione concisa di un sapore. Con la sapiente eloquenza dell’autrice, il libro vola in una attimo verso quel singolare cibo ritrovato.

Con oculata raffinatezza, Muriel Burbery dipinge il cinico disincanto di un uomo per il mondo. Nel frattempo, sfilano  sotto i nostri occhi pietanze di ogni tipo. Le sue non sono descrizioni pantagrueliche, ma un vortice organolettico di sensazioni.

 «Cos’è?» chiesi, sottintendendo: come può essere finita qui una banale maionese da casalinga? «Ma è maionese» mi rispose ridendo, «non dirmi che non sai cos’è la maionese!». «Maionese e basta?». Ne ero quasi sconvolto. «Sì, maionese e basta. Non conosco altro modo per farla. Un uovo, olio, sale e pepe».

Barbery, Muriel, Une gourmandise, Paris, Gallimard, 2000.

Traduzione italiana di Cinzia Poli e Emanuelle Caillat, Estasi culinarie, Roma, Edizioni e/o, 2008

 

Maionese

 

Vengono proposte due varianti della maionese. Una classica con uova e olio e una più delicata, totalmente vegetale, così da soddisfare ogni palato. Per quanto riguarda la prima ricetta, abbiate l’accortezza di usare uova e olio a temperatura ambiente, altrimenti la maionese impazzirà! Non indico la quantità di olio, perché non lo doso mai. Inizio a versarlo a filo e una volta raggiunta la consistenza desiderata, la maionese è pronta! Se gradite un sapore più acidulo, potete aggiungere qualche goccia di aceto o limone. Uso anche l’albume oltre al tuorlo, così otterremo una maggior quantità di maionese, ma molto leggera.

Versione classica

Ingredienti:

  • 1 uovo intero, meglio se biologico
  • olio di semi quanto basta
  • pizzico sale
  • qualche goccia di aceto o succo limone a piacere

Mettete un uovo intero nel contenitore del frullatore ad immersione ed un pizzico di sale. Inserite il frullatore e azionatelo per qualche secondo. A questo punto iniziate a versare gradatamente l’olio a filo sottilissimo. Dopo pochi minuti, raggiunta la consistenza desiderata, la maionese è pronta.

Versione vegetale 

Ingredienti:

  • 100ml latte soia NON zuccherato
  • 130-150ml olio semi mais
  • sale
  • qualche goccia di limone, possibilmente bio
  • curcuma

Nel bicchiere del frullatore ad immersione mettete il latte, il sale, poco succo di limone e curcuma per dare colore. Azionate il frullatore e iniziate a versare a filo l’olio. Anche in questo caso, dopo pochi minuti, raggiunta la consistenza desiderata, la maionese è pronta.