Book_Menu

carne

I fantasmi del cappellaio – Scaloppine di pollo

Un grande Simenon ne I fantasmi del Cappellaio.

Monotona, tediosa, quasi banale la vita di un cappellaio di provincia. Non sa che il suo male ha radici profonde, infestanti e, all’improvviso, deflagrerà.

A Simenon non interessa farci scoprire l’assassino. Anzi, ce lo presenta quasi subito. Piuttosto mostra il suo lento cambiamento, quella pazzia controllata che gli fugge di mano. 

Attraverso una ritmo serrato che ricorda l’uomo braccato – dalla polizia e da se stesso – veniamo lentamente portati ad identificarci col piccolo sarto dirimpettaio. L’unico, insieme al lettore, a conoscere la verità.

La presenza di ben due stesure, oltre alla versione definitiva, rende questa edizione un vero gioiello.

E come potete notare, ho un debole per i cappellai letterariFigura lavorativa divenuta una rarità, un tempo affascinava i grandi scrittori: Flaubert, Cronin. Visitate il link per leggere quel capolavoro de Il Castello del Cappellaio di Cronin.

I fantasmi del cappellaio

ll signor Labbé scelse con cura i tavolo, come se non fosse un cliente occasionale ma contasse di diventare un habitué. Il menu era scritto su una lavagna e i tovaglioli dei clienti più assidui venivano riposti in certe casello di legno verniciato.

A pensarci bene, era la prima volta in quindici anni che mangiava al ristorante. Il padrone lo guardò un po’ sorpreso e si avvicinò al suo tavolo.

« A che dobbiamo l’onore signor cappellaio? ». Forse aveva dimenticato il suo nome, ma sapeva che era il cappellaio di Rue Minage.

« È che oggi sono senza domestica ».

« Henriette! » chiamò il padrone girandosi verso la cameriera. E aggiunse: « Abbiamo scaloppine all’acetosella e, con un piccolo supplemento, lumache di Borgogna ».

« Prenderò le lumache ».

Che sensazione piacevole! Si sentiva come sospeso, con dentro qualcosa di aereo, di fluttuante. La gente, le voci, gli oggetti, niente gli sembrava del tutto reale.

« Mezzo litro di Beaujolais? ». « Perfetto ».

Simenon, Georges, I fantasmi del cappellaio, Milano, Adelphi, 2012

 

Scaloppine di pollo – I fantasmi del cappellaio

Il cappellaio Labbé dopo aver compiuto il suo delitto, si reca in trattoria a cenare. Il menu prevede lumache e scaloppine all’acetosella, un’erba aromatica molto usata in Francia. Cresce spontaneamente nei boschi e presenta un sapore acidulo. Siccome mi è stato difficile reperirla, ho optato per delle scaloppine all’ananas e limone, la cui acidità può sostituire l’erba aromatica. Al ristorante mangerà lumache, ma porterà a casa le scaloppine per la “moglie”.

Ingredienti per 4 persone:

  • 600 g petto pollo a fette
  • 400 g ananas a fette
  • un bicchiere di porto o marsala (100 ml)
  • il succo di un limone
  • 2 cucchiai di farina
  • 1 spicchio di aglio
  • 2 rametti di prezzemolo
  • 4 cucchiai di olio extra vergine di oliva
  • 1 cucchiaino di curry
  • sale, pepe

Preparazione:

  1. Lavate le fettine di pollo, asciugatele con della carta assorbente. Infarinatele.
  2. Scaldate l’olio in una padella. Rosolatevi lo spicchio d’aglio per un paio di minuti.
  3. Eliminate l’aglio e adagiatevi le fettine. Fatele dorare bene, rigirandole. Bagnate con il succo di limone, pepate e cuocete a fiamma viva per 5 minuti. 
  4. Aggiungete le fette di ananas tagliato a pezzettini. Diluite il curry nel bicchiere di porto, versatelo nel tegame, abbassate il fuoco. Coprite con un coperchio e lasciate cuocere per 10 minuti.
  5. Servite con una spolverata di prezzemolo tritato.

 

La gita a Tindari – Pasta con sugo di carne

Come i rami contorti di un ulivo centenario sui quali Montalbano si sdraia per districare i pensieri, così Camilleri concepisce La gita a Tindari. Noi, piano piano, percorriamo ogni scanalatura, ogni asperità di quel tronco invecchiato. Fino a scoprire un dedalo di connessioni agghiaccianti che coinvolgeranno potenti e bambini innocenti.

I coniugi Griffo sono scomparsi e Nené Sanfilippo è morto ammazzato. I tre abitano nello stesso condominio. Una coincidenza? Certo che no. Per il commissario di Vigata non lo è mai.

Nel frattempo l’investigatore siciliano viene ammaliato dalle donne, dai libri di Manuel Vázquez Montalbán, dal quale il celebre commissario prende il nome. E naturalmente dal cibo.

È ora di pranzo e Montalbano ha un certo appetito. Autoinvitarsi pare brutto…

sugo

Lei mangiò, Commissario? 

“Veramente, ancora no.” Fece Montalbano sentendo il cuore aprirsi alla speranza.

“Allora non c’è problema” concluse la signora Guarnotta “s’assetta con noi e si mangia un piatto di pasta. Accussì parliamo tutti meglio”

La pasta era scolata al momento giusto ( “sapiri quann’è u tempu di sculari a pasta è un arti” aveva un giorno sentenziato la cammarera Adelina), la carne col suco era tenera e saporosa.

Ma, a parte d’essersi riempito la panza, il commissario, per quanto riguardava la sua indagine, fece un altro pirtuso nell’acqua. 

CAMILLERI Andrea, La gita a Tindari, Palermo, Sellerio, 2000

La gita a Tindari – Pasta con sugo di carne

Ingredienti:

  • 400 g carne da sugo
  • 400 g passata di pomodoro
  • 1 costa di sedano
  • 1 carota
  • 1 cipolla
  • 1 rametto di rosmarino
  • 1 foglia di alloro
  • 1 foglia di salvia
  • pasta a piacere
  • olio extra vergine di oliva
  • sale

Preparazione:

  1. Tritate il sedano, la carota, la cipolla e un rametto di rosmarino. Rosolate il trito di verdure in un tegame, meglio se di terracotta, con olio.
  2. Dopo qualche istante, aggiungete i pezzi di carne che dovranno prendere colore. Quindi irrorate con un bicchiere di vino rosso e far evaporare l’alcool. A questo punto versate la passata di pomodoro, unire alloro, salvia ed aggiustare di sale.
  3. Quando l’olio sale in superficie, il sugo è cotto!
  4. Diluite il sugo con mezzo bicchiere d’acqua, per renderlo più liquida. Portate il sugo ad ebollizione, abbassate la fiamma e lasciar cuocere lentamente. Dopo circa un’ora, un’ora e mezza, il sugo è pronto. A parte cuocete la pasta, scolatela e servitela con il sugo.

 

Le nostre anime di notte | Petto di pollo in agrodolce

Le nostre anime di notte scorre via in un attimo. Con delicatezza veniamo accolti da un amore puro e semplice che profuma di normalità.

Vedova del sindaco di una località americana simile al vero, Addie Moore vive in solitudine nella sua grande casa con giardino. Per colmare il vuoto che la assale, specialmente la notte, una sera di maggio bussa al vicino di casa, Louis Waters, la cui moglie era morta da tempo.

In quell’istante viene scalfito il muro delle rigide aspettative sociali per le quali un vecchio, per di più donna, deve sbiadire nella noia in attesa della morte. Risoluta lo invita a trascorrere nello stesso letto le ore destinate al sonno. Parlando, semplicemente.

Notte dopo notte, timidamente, ognuno inizia a svelare all’altro la propria vita. Tra dolorosi ricordi e incolmabili rimpianti, emerge una disarmante onestà di chi, a settant’anni, sa che non può più cambiare il passato. Contro tutti, vivono una serena quotidianità: è questa la loro delicata rivoluzione.

Ma a Holt tutto resta immutabile. Per avere la libertà di essere se stessi, bisogna fuggire da quel paesino del Colorado.

Addie e Louis, invece, resteranno lì e non sarà possibile per loro amarsi. O forse sì.

E in questa normalità rientra anche un picnic al fiume, da soli, all’ombra di un albero, mangiando pollo fritto.

Addie stese una coperta sul terreno pulito, si sedettero e mangiarono pollo fritto, insalata di cavolo, carote tagliate a bastoncino, patatine e olive, poi lei tagliò una fetta di torta al cioccolato per ciascuno. Per tutto il pranzo bevvero tè freddo. Poi si sdraiarono sulla coperta a guardare i grandi rami verdi dell’albero sotto cui si erano riparati, che una brezza delicata muoveva insieme alle foglie.

 Haruf, Kent, Le nostre anime di notte, Milano, Enne Enne Editore, 2017.

Le nostre anime di notte – Pollo in agrodolce

Ingredienti per 4 persone:

  • 500 g petto di pollo a fette
  • 2 peperoni rossi
  • 3 cucchiai di aceto
  • 1 cucchiaio di zucchero
  • farina di grano duro
  • olio

Per il contorno:

  • 3 carote crude
  • mezzo cavolo cappuccio rosso
  • olive

Preparazione:

  1. Lavate i peperoni. Privarteli dei semi e della parte bianca interna. Tagliateli in sei parti e abbrustolirli su una griglia dal lato della pelle. A cottura ultimata avvolgete i peperoni in un sacchetto di carta per alimenti, come quello del pane, fino a quando raffreddano. In questo modo sarà più facile privarli della pellicina.
  2. Nel frattempo tagliate a striscioline il petto di pollo, tamponatelo con un foglio di carta assorbente e infarinatelo. Friggetelo in padella in olio caldo, rigirandolo ogni tanto.
  3. In una padella insaporite i peperoni in olio, versate tre cucchiai di aceto, uno di zucchero e fate evaporare. Aggiungete il petto di pollo e amalgamate per qualche istante.
  4. Servite il pollo caldo, con le carote a bastoncino, il cavolo crudo in insalata e le olive, così come suggerito da Kent Haruf nel romanzo.

Per la ricetta della torta al cioccolato cliccate qui.

La prosivendola – Cuscus di verdure

 

Geniale La prosivendola.

Capro espiatorio per eccellenza nella letteratura dei giorni nostri, ritroviamo Benjamin Malaussène nel terzo capitolo della saga concepita da Daniel Pennac. Questa volta lavora per le edizioni del Taglione. Si occupa prima di ammansire le ire degli scrittori respinti, poi veste i panni del famoso J.L.B., autore di punta della casa editrice dal nome evocativo.

Con 200 milioni di copie vendute lo scrittore, mai apparso in pubblico, inventa un genere il realismo capitalista, superando l’omologa corrente ottocentesca francese o il verismo italiano. Il tema centrale non ruota soltanto attorno all’ascesa dell’emarginato, ma alla contabilizzazione del suo guadagno. Forse una critica velata di Pennac al bisogno spasmodico, così diffuso, di accumulare denaro. Lo stesso Malaussène, rischiando la vita, si traveste da J.L.B. in cambio di un lauto compenso.

Attorniato immancabilmente da una grande e variegata famiglia, fulcro pulsante della sua identità, veniamo introdotti in un mondo reale al limite dell’inverosimile. Sappiamo tutto di Malaussène, dei suoi umani sentimenti che lo rendono ai nostri occhi irresistibile.

La famiglia, appunto, gli suggerisce di prendere peso per assumere, nel modo più convincente possibile le sembianze di un illustre letterato. In fondo tutti i grandi écrivains avevano qualche chiletto in eccesso.

Il cuscus di Yasmina è la pietanza prescelta per riuscire nell’intento.

Mangia, Benjamin, mangia, figliolo.

-Non ce la faccio più, Amar, grazie, dai, veramente…

-Come, “dai, veramente”?…Vuoi diventare un grande scrittore, sì o no?

-Chiudi il becco Hadouch.

-Perché tutti quelli che si sono fatti un nome nella vostra letteratura di infedeli, i vari Dumas, Balzac, Claudel erano piuttosto ben messi, è vero.

-Simon, chiudi il becco.

-Secondo me, facevano come Ben, si riempivano di cuscus.

-Mo ha ragione, sì, in fondo, a pensarci bene, tutto viene dall’Islam.

-Mi domando se Flaubert sarebbe riuscito a sfornare comare Bovary senza il cuscus…

-Mi volete lasciare un po’ in pace voi tre, sì o no?

-Un’altra porzione, Ben.

-Dai J.L.B., ce n’è ancora un po’.

Pennac, Daniel, La prosivendola, Milano, Giangiacomo Feltrinelli Editore, 1991.

Cuscus di verdure

L’ideale per questo cuscus, che profuma di primavera, è utilizzare delle verdure fresche, di stagione.  In alternativa, delle verdure surgelate andranno bene. Per un cuscus vegetale, sconsiglio l’uso della carne.

Ingredienti per 4 persone:

  • 320 g cuscus pronto in 5 minuti
  • 2 cipollotti
  • 3 carote
  • 150 g fave fresche già sgranate
  • 150 g piselli freschi già sgranati
  • 3 carciofi
  • 1 mazzo bietoline
  • 1 scatola pomodoro a pezzetti
  • 300 g spezzatino manzo (facoltativo)
  • olio extra vergine di oliva
  • sale
  • peperoncino

Pulire e lavare tutte le verdure. Appassire nell’olio i cipollotti tagliati finemente. Far rosolare la carne. Aggiungere il pomodoro, le carote a tocchetti, i piselli, le bietole sminuzzate e il peperoncino (se gradito). Salare. Lasciare cuocere una mezz’ora, quindi unire i carciofi a spicchi e proseguire la cottura. Il condimento del cuscus deve rimanere brodoso. Se necessario, versate di tanto in tanto dell’acqua calda. Preparare il cuscus secondo le modalità riportate sulla confezione. Sgranarlo con olio, inumidirlo con il brodo del condimento e condirlo con parte della verdura. Coprire con un coperchio e far riposare. Servire il cuscus con il restante condimento.